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  • Google adegua Android alle normative europee (UE in EEA)

A causa della sentenza dell’antitrust di luglio, Google adegua Android per conformarsi alle normative dell’UE per poter distribuire il suo OS nello Spazio economico europeo (EEA).

L’antitrust a luglio aveva condannato la società di Mountain View a pagare una multa record di 5,1 miliardi di dollari per abuso di posizione dominante.


Cosa accade adesso?

Google ha chiaramente affermato la propria innocenza e ha dichiarato che sta cercando di contrastare la sentenza dell’UE in tribunale.

Tuttavia, ha anche dichiarato che Android cambierà per essere conforme a tale sentenza.

Google adegua Android per Multa antitrust UE


Google adegua Android alle normative europee, ma come?

Google ha annunciato che i produttori di smartphone da questo momento dovranno pagare per preinstallare i suoi servizi su dispositivi Android.

Ciò significa che le normali app e servizi Google (per comodità gapps) a cui siamo abituati su Android, potrebbero non essere più lì al primo avvio dello smartphone. Cito su tutti il Google Play Store, ma anche Chrome, Search, Gmail, Maps, e così via.

In sostanza Google non richiederà più ai produttori di dispositivi mobili che tali app siano pre-installate su Android.

Questo, a detta della sentenza UE, offre ai produttori la possibilità di lavorare con altri sviluppatori di app per integrare le medesime al posto delle gapps.


Cervellotico. A dir poco.

Google dice che quanto dichiarato sarà in vigore dal 29 ottobre 2018.

Il ragionamento dell’antitrust europeo è stato vagamente contorto e non è chiaro se abbia tenuto conto di tante sfaccettature, una delle quali porta il nome di consumatori.

I consumatori sono oramai super abituati a trovare le gapps e ad usarle automaticamente. Questo, sia che si tratti del produttore X piuttosto che di quello Y.

Penso che l’esempio più rilevante sia la ricerca (Google Search) e a come sia visceralmente integrata nel sistema operativo e nelle abitudini dei consumatori.

A questo punto, i produttori di dispositivi Android – pagando di tasca propria Google – possono continuare a preinstallare Google Chrome e Search perché piacciono ai consumatori. O perché Google paga perché lo facciano…

Non capisco neppure a quali competitor abbia pensato la UE, dato che è davvero difficile pensare di trovarne alcuno.

Il pensiero un pò più preoccupante è che questa sentenza possa in futuro limitare il modo in cui l’azienda di Montain View si è avvicinata sino ad ora a nuove aree in cui è stato utilizzato il suo software. Si pensi alla domotica o all’automotive (ma anche all’elettronica in auto), in particolar modo tramite l’integrazione del suo Assistente, con tutto ciò che c’è alle sue spalle.


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